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NOVELLE | 69 |
Costei, cogli occhi spalancati, guardò a lungo trasognata; alla fine, ravvisando il marito, gli raccontò che in sogno lei vedeva la stufa camminar per la khata, cantando con la pala, i paioli, i mastelli e altre diavolerie.
— Via, disse il nonno: — le diavolerie tu non le hai viste che in sogno, mentre io le ho viste per davvero. Credo che bisogna addirittura far esorcizzaare la khata. Intanto, io non ho neppure un minuto da perdere.
Dopo un buon riposo, il nonno inforcò un cavallo, e questa volta, senza fermarsi nè giorno nè notte, giunse alla méta e consegnò la lettera alla zariza.
A Pietroburgo il nonno vide tante meraviglie che non la finiva più nel raccontarle; come qualmente lo condussero in un palazzo così alto che se si fossero messe dieci khate, l’una sull’altra, allora... no, neppure allora sarebbero giunte a quell’altezza; come passò per una stanza e non vi trovò nessuno; un’altra, nessuno, una terza... nessuno; nessuno neanche nella quarta, e solo nella quinta guardò e vide lei, proprio lei seduta con la corona d’oro in un svitka grigia nuova, con stivali rossi, che mangiava galuski d’oro; come lei comandò gli riempissero zeppo di biglietti azzurri da cinque rubli; come... ma chi può ricordarsi di tutto?
Circa le brighe del diavolo, il nonno dimenticò finanche di pensarvi; e se avveniva che qualcuno gliele rammentasse, egli restava muto come se si trattasse di lui; e si durava fatica per indurlo a raccontare com’era andata l’avventura.
Or per punirlo forse del non aver fatto, come aveva promesso, esorcizzare la casa, proprio nell’anniversario dell’avventura stessa, ogni anno, accadeva alla moglie il fatto stravagante di ballare non volendo. Non c’era per lei via d’impedirlo. In qualunque cosa stesse intenta, ella cominciava a sgambettare, e, Dio mi perdoni, arrivava sino alle capriole più... bizzarre.