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di bensì, ma in pari tempo così enormi da non averne mai incontrati di simiglianti neppur dall’altra banda della Polonia.
A un tratto, di mezzo agli alberi, apparve il ruscello dai riflessi d’acciaio d’un nero bluastro. Il nonno restò a lungo sulla riva, guardando d’ogni parte. Sulla riva opposta brillava un fuoco, il quale ora pareva spegnersi, or ravvivarsi, facendo lampeggiar la fiamma nel ruscello che tremava là sotto come un polacco sotto la presa d’un cosacco.
Alla fine, comparve il ponticello: Ah, si canzona? Lì sopra, ti dico io, non poteva passare che la carrozza del diavolo.
Eppure, mio nonno mise piede coraggiosamente sul ponticello e in meno che un metta a levar una presetta dalla tabacchiera e portarsela al naso, era già sull’altra sponda. Allora soltanto poté scorgere distintamente che intorno al fuoco si trovavan uomini da’ grugni così attraenti, che in ogni altro caso avrebbe dato Dio sa cosa per non far loro conoscenza. Ma in quel momento non ci era da dar indietro; bisognava attaccar discorso.
Mio nonno saluto chinandosi quasi fino alla cintola, e disse:
— Dio sia con voi, buona gente.
Non uno rispose, neppur con un cenno del capo. Sempre muti, essi versaron qualcosa sul fuoco. Vedendo un posto vuoto, mio nonno l’occupò senza tante cerimonie. Restarono così un bel pezzo senza profferir parola. Il nonno cominciava già ad annoiarsi. Si mise a frugar nella tasca, traendone la pipa, e tranquillamente esaminò le facce de’ compagni. Nessuno gli badava.
— Vorreste esser tanto cortesi?... Come dire?... da... (il nonno conosceva la creanza e sapeva trovar la frase giusta: anche al cospetto dello stesso zar non si sarebbe perso di mente) da... accomodarmi e da non recarvi offesa. Ho tabacco a iosa, ho la pipa, ma niente per accendere.
E niente neppure fu ancora risposto a quelle parole. Solo un gruppo gli cacciò un tizzo sul viso in tal guisa, che se il nonno non avesse scostata la testa, avrebbe dovuto dire addio per sempre a un occhio.
Vedendo alla fine che perdeva inutilmente il suo tempo, risolse, l’ascoltasse o no quella genìa d’impuri, a narrar il fatto suo. Allora quei gruppi tesesro le orecchie e sporsero le zampe. Mio nonno comprese: raccogliendo in una so-