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54 GOGOL

gio a un ospite di tanta importanza, il pope1 vi sposerà domani... Andate al diavolo... Così il commissario vedrà che sia l’esattezza!... Ed ora, figliuoli, andiamo a dormire... Tornate a casa... Il fatto di stanotte mi ricorda il tempo che io...

In questo, il Capo sogguardò come soleva, in aria grave e significativa.

— Andiamo, via; chè ora il Capo vi racconterà come scortò la zariza, — disse Levko, e di buon passo, tutto allegro, si affrettò verso la casa dei ciliegi nani, che conosciamo.

— Dio ti doni il regno dei Cieli, buona e bella signorina! — pensò. — Tutto ti sorrida eternamente nell’altro mondo fra gli angeli santi! Io non confiderò ad alcuno il miracoloso intervento avvenuto stanotte. A te sola, Alias, io dirò. Tu sola vi presterai fede e pregherai per l’anima della infelice annegata.

Si avvicinò alla casetta. La finestra era aperta. I raggi della luna la inondavano; e lluminavano Anna addormentata. Aveva la testa poggiata alla mano; le guance soffuse d’un dolce rossore, le labbra mosse dal mormorar del nome di Levko. «Dormi, bellezza mia! Sogna quanto è di meglio nel mondo; ma non è cosa che vale il nostro risveglio!»

E dopo aver tracciato in aria un segno di croce, chiuse la finestra, e si allontanò senza far rumore.

Pochi minuti dopo, tutto nel villaggio dormiva. Solo la luna ondulava ancora lucente e meravigliosa sul deserto immenso dello splendido cielo di Ukraina. La stessa solennità libravasi sulle alture, e la notte, la notte divina, andavasi maestosamente spegnendo. La terra non era men bella nello splendore della luce argentea; ma nessuno era là ad ammirarla! Tutto era immerso nel sonno. Solo, di tanto in tanto, il silenzio era rotto dall’abbaiare dei cani; e per un pezzo ancora il briaco Kalenik girò per le vie cercando la propria casa.


  1. Prete o curato ortodosso.