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N O V E L L E 47


— L’abbiamo acchiappato! — gridarono su quel punto i decurioni, accorrendo.

— Chi avete acchiappato? — chiese il Capo.

— Il diavolo nella pelliccia rovesciata.

— Menalo qua, — gridò il Capo, afferrando il prigioniero per la mano. — Ma, siete pazzi? Se è Kalenik, il briaco!

— Non è possibile! L’abbiamo agguantato noi, mastro Capo! — risposero i decurioni. — I giovinastri ci attorniarono in una viottola; si dettero a ballare, tirandoci per le vesti, facendoci le linguacce, picchiandoci sulle mani... Se li porti il diavolo!... Or come, in luogo e vece d’un di loro, han surrogato codesto corbaccio?

— In nome mio e in nome di tutta la comune, ch’io rappresento, — disse il Capo, — ordiniamo di arrestare immediatamente il manigoldo e così pure quelli che saran trovati per via. E siano condotti al mio cospetto per la punizione.

— Per carità, mastro Capo! — esclamarono alcuni, inchinandosi fino a terra. — Se tu vedessi che ceffi! Dio ne uccida, se da quando siam nati e fummo battezzati, ci siamo imbattuti mai in musacci tanto spaventevoli.

Talvolta uno può aver la paura sì forte che non uomo nè donna da bene ne possan guarire.

— Vi guarirò ben io di codeste paure! O come? Non volete più obbedire? Siete forse d’accordo con loro? Vorreste ribellarvi?... incoraggiare i disordini?... Voi... Se no, vi denuncio al commissario, qui, su due piedi, capite?... su due piedi... subito... Via, coraggio; volate via come frecce... Perchè voi mi... Perchè io vi...

Tutti fuggirono.


V.

L’ANNEGATA.


Senza badare a niente, senza curarsi della gente mandata a inseguirlo, l’autore responsabile di tutto quel diavolerio si avviava adagio adagio verso la vecchia casa dello stagno. È inutile dir, non è vero? ch’era Levko. Aveva la pelliccia nera sbottonata, portava in mano il berretto; stillava sudore dalla fronte.