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N O V E L L E | 41 |
— E col gnocco fra i denti?
— Col gnocco fra i denti.
— Strano, compare; ho anch’io sentito qualcosa di simile a proposito della defunta....
Ma il capo si fermò; si udiva venir dalla finestra uno strepito e uno scalpiccio di ballo. Sulle prime, lievi arpeggi di bandura; poi, ecco accompagnarsi una voce.
La bandura alza il tono, suona più forte; le si accordano molte voci; e la canzone irrompe come uragano:
Amici, udiste le novelle or giunte?
O non avete più cervello in testa?
Tutte le doghe omai si son disgiunte
E il testone del Capo si dissesta.
Orsù, bottaio, acconciagli la boccia
Con forti cerchi di brunito acciaio!
Rimettigli, bottaio, la capoccia,
E frustalo a piacer, frusta, bottaio!
Il nostro Capo è spennacchiato, è quercio,
Vecchio come il demonio e imbecillito,
Tiranno, crapulone, e pur, sì lercio,
Corteggia le ragazze, il rimbambito.
Si dà l’aria di un fresco giovincello,
mentre la bara ad aspettarlo è stucca;
Mano ai mustacchi, e a suono di randello
Peliamo dei capelli quella zucca. 1
— Bella canzone, compare! — disse il distillatore, chinando la testa di lato e volgendosi al Capo rimasto di sasso per tanta audacia. — Bellissima! Peccato che parli del Sindaco in termini quasi sconvenienti. — E posò di nuovo le mani sulla mensa, cogli occhi pieni di dolce tenerezza, adagiandosi meglio ad ascoltare ancora, giacchè, sotto la finestra, echeggiavano grida e risate:
— Bis! bis!
Tuttavia un occhio scrutatore avrebbe scoperto non esser lo stupore che tratteneva lì, fermo, a lungo, il Capo: così, un vecchio gatto esperto si lascia saltellare intorno alla coda un topolino ingenuo, mentre prepara il piano per impedirgli la fuga. Il solitario occhio di lui sta
- ↑ Questi versi nel testo sono in due strofette di otto versi, difficili a rendere pel loro gusto popolare e satirico.