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36 | GOGOL |
— È il Capo, il Capo! È il Capo! — sgridazzarono i giovanotti sbandandosi d’ogni parte.
— Ve’ che fior di padre! — fece Levko, riavutosi dallo stupore, e guardando il Capo che si allontanava bestemmiando. — Che razza di briccone! Bell’uomo! Ed io che mi meravigliavo e non capivo niente a vederlo fare il sordo, quando gli parlavo della faccenda di sposare! Ora aspetta un po’, vecchio barbogio, chè vo’ insegnarti a levar le promesse agli altri! — Su, su, ragazzi, qui, accorrete! — gridava Levko, accennando con la mano agli amici, che si andavan di nuovo raccogliendo. — Accorrete, su. Or ora io vi diceva di andare a coricarvi; ma adesso ci ho ripensato; eccomi pronto a far baccano tutta la notte, se bisogna.
— Così va bene! — approvò l’un d’essi dalle spalle quadre e gagliardo, che passava pel primo buontempone e caposcarico del villaggio. — Io non sto nei panni quando non me la godo a dovere; par mi manchi qualcosa, come avessi perduta la berretta o la pipa; a dir breve, non mi sento più cosacco.
— Avete cuore di mandar su tutte le furie il capoccia?
— Il capoccia?
— Sì, il capoccia. Cosa gli frulla in capo? Si dà l’aria d’etmano; non gli basta di trattarci da schiavi, si dà attorno alle nostre ragazze; e non una v’è di belloccia nel villaggio, ch’egli non l’abbia tentata.
— Vero, vero! — gridaron tutti a una voce.
— Oh che, figliuoli, lui ci abbia a pigliare per la vile genia di Cam? Non abbiamo noi nelle vene lo stesso sangue suo? Grazie a Dio, siamo liberi cosacchi; proviamogli che siamo liberi cosacchi.
— Lo proveremo, — gridarono i giovanotti: — ma nel far i conti col Capo, non è da scordare lo scrivano.
— Lo scrivano non sarà scordato. Or che ci penso, ho appunto sulla lingua una canzone pel Capo. Andiamo, e ve la insegno, — soggiunse Levko, pizzicando le corde della bandura. — Ognuno si camuffi come meglio gli pare.
— Via, su, testa di cosacco! — disse il nostro gagliardo scavezzacollo, cozzando piede contro piede e facendo schioccar le mani. — Festa vuol essere! Viva la libertà! Quando ti metti a far baldoria, ei ti arriva come una folata dei tempi antichi. Fa bene al cuore, e l’anima è come in paradiso. Olà, compagni, baldoria!