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NOVELLE | 227 |
— Giuro a Dio che sono nette, signore!
— Orsù: fammele vedere.
Kovalev sedette. Ivan Iakovlevic gli attorse al collo un asciugamano, in men che si dica gl’insaponò la barba e parte delle guancie con un pennello in crema, come quella che vendono i gelatieri nelle feste. «Vedi, ve’!», disse fra sè Ivan Iakovlevic, dopo aver guardato il naso! e poi, chinando il capo di lato, osservato nell’altro senso: «Vedi! Sta proprio a dovere!», soggiunse; e stette per un pezzo a contemplare il naso. Alla fine, con vigile cura e prudenza, come si fa per sè stessi, egli strinse due dita per prenderne la punta.
Era il metodo di Ivan Iakovlevic.
— Su, via! bada! — gridò Kovalev. Ivan Iakovlevic lasciò cader la mano, perdette la testa e si sconvolse come non mai sino allora. Cominciò alla fine a raspare accuratamente col rasoio sotto la barba, e sebbene gli fosse difficile il radere senza poggiar le dita sulla parte olfattiva del corpo, tuttavia aiutavasi alla meglio col pollice posato sulla guancia e sulla gengiva inferiore, e, bene o male, giunse a vincer le difficoltà e conseguì l’operazione.
Quando fu pronta ogni cosa, Kovalev si affrettò a vestirsi; prese un cocchiere e andò difilato a una dolceria. Entrando, ancor lontano, gridò: «Giovinotto! Una tazza di cioccolatte!» e si guardò nell’un tempo in uno specchio: il naso era proprio a posto! Si volse allegramente, e con aria spavalda osservò, strizzando l’occhio, due militari, uno dei quali aveva il naso più piccolo di un bottone da corpetto.
Si recò poi nella cancelleria del Ministero, dove sollecitava per aver un posto di vice-governatore; e, in caso avverso, almeno quello di usciere; traversando la sala da ricevere, si guardò ancora nello specchio; il naso era sempre là.
Si diresse poi da un altro assessore di collegio, un maggiore, grandissimo burlone, motteggiatore, al quale soleva dire in risposta a’ frizzi mordaci: «Oh, io ti conosco, io: tu sei pungente!». Pensava per via: Se il maggiore non scoppia a ridere nel vedermi, sarà segno che in me tutto sta bene. Ma l’assessore di collegio non c’era. Benissimo! Ottimamente! Se lo porti il diavolo, disse fra sè Kovalev. Incontrò per via la moglie dell’ufficiale supe-