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20 | DOMENICO CIÀMPOLI |
Il tratto principale dell’ingegno di Belinskij consisteva nella viva intelligenza dell’arte nella capacità di separare il vero dal falso e di conoscere ciò che è veramente geniale. Così egli riconobbe pel primo l’importanza di Gogol. I suoi primi articoli su Gogol nel «Telescopio» e nell’«Osservatore di Mosca», di cui tenne la redazione dal 1838 al 1839, «La novella russa e le novelle di Gogol» (1835) e la critica del «Revisore», sono brillanti apologie dell’umorista, geniali improvvisazioni sul suo genio. Belinskij si può dire interpretava Gogol con Gogol stesso. Ma egli dovette anche difenderlo contro i suoi avversari come contro i suoi troppo entusiastici partigiani. Ai primi apparteneva la stampa scandalosa di Pietroburgo, che lo dichiarava cinico, volgare e cattivo patriota; invece gli adoratori di Gogol erano i panslavisti, e questi andavano così oltre nella persona di H. Akasakov, da ritenere Gogol un emulo di Omero, cui solo Shakespeare poteva stare a fianco. Belinskij, che era abbastanza freddo per conservare misura anche nella lode, ridusse meritamente all’assurdo questo salto mortale.
Il coincidere dello sviluppo teorico delle idee col sorgere di ingegni, quali Puskin, Gogol, Lermontov, Koljcov, dimostra che una storica necessità era la causa di queste apparizioni.
Ciò vide Belinskij, ed uno dei suoi grandi meriti è l’aver degnamente illustrato cotesti ornamenti della poesia russa.