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212 | GOGOL |
— Mi scusi... ma io non arrivo a comprendere di che cosa mi parli. Si spieghi.
— Come spiegarmi con lui? — pensò Kovalev.
E, raccogliendo le forze, cominciò:
— Sicuro, io... d’altra parte, io sono maggiore. Mi trovo senza naso. Lei capirà; non è proprio conveniente. Per qualche rivendugliola che spaccia arance sul ponte Voskresenski, passi pure lo star senza naso; ma per me che intendo diventar funzionario, e che ho inoltre relazioni in molte case, con signore, per esempio la signora Cekhtareva, moglie di un consigliere di Stato, e molte altre, giudichi un po’ lei stessa... Io non so, signore (e così dicendo il maggiore Kovalev alzò le spalle)... Scusi... scusi... se si considera codesto dal punto di vista dell’onore e del dovere... lei stessa capirà...
— Non capisco addirittura niente! — rispose il naso. — Si spieghi meglio.
Signore, — rispose Kovalev col sentimento di alta dignità personale: — non so come spiegar invece le sue parole. Qui la faccenda, a quel che mi pare, è chiara e tonda... o lei vuole... Giacchè, insomma, lei ha il naso mio!
Il naso fissò il maggiore e aggrottò alquanto le sopracciglia.
— Lei s’inganna, signore; il mio naso è mio. D’altra parte, fra noi non può esser nulla a partire. A giudicar dai bottoni della sua uniforme di subalterno, lei dev’essere impiegato in altro ramo di servizio.
E, con queste parole, il naso si volse altrove.
Kovalev era tutto crucciato, non sapendo che farsi e che pensare. In quel mentre, un gradevole fruscio di gonne s’intese: una signora attempata, adorna di pizzi, si avvicinò con a fianco un’esile giovinetta, la cui veste bianca le disegnava elegantissimamente la personcina armoniosa, con un cappello giallo-paglino lieve come pasta frolla.
Kovalev si avvicinò alquanto, si raccomodò il collo della camicia di bastista, protese i piccoli sigilli pendenti dalla catena d’oro, e, sorridendo di lato, volse l’attenzione sulla giovinetta snella, che s’inchinava leggermente, quasi fiore primaverile, e si portava alle labbra una manina bianca dalle dita quasi trasparenti. Il sorriso, apparso appena sul volto di Kovalev, si diffuse meglio quando scorse sotto il cappellino un mento ovale d’un niveo