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VITA E OPERE DI NICOLA GOGOL | 17 |
no, — son tutti tipi unici, ma anche pitture dettagliate, belle, veriste. Noi desidereremmo solo, nelle «Anime morta», un ideale concetto che ci facesse indovinare in che consista appunto l’ideale di Gogol; quali alti ed etici principi egli ponga alla vita.
E perchè ciò vi manca? Solo perchè Gogol non ebbe un ideale determinato. Senza una fondata istruzione preparatoria, con la sola tendenza alla gloria e al piacere, egli salvò dalla tempesta della vita solo il suo geniale umorismo artistico, i suoi pensieri creatori e le sue mistiche illusioni, turbati da una malaticcia diffidenza verso gli uomini, e infine anche verso se stesso. Carattere irrequieto, chiuso, si trovò dopo la propria rivelazione, come scrittore, sotto l’influsso di amici legati da pregiudizi di casta. Egli aveva fatto epoca con le sue novelle, con le sue commedie (oltre «Il revisore», aveva anche scritto «Il matrimonio»), e con la prima parte delle «Anime morte», e del tutto incoscientemente, senza intenzione, solo coll’elementare forza del suo humour, che per lui costituiva, non solo l’ideale, ma sovente anche l’idea, aveva dato il segnale a una guerra di penna delle idee progressive contro la routine e la reazione, limitandosi sulle prime ai principi di estetica e di filosofia morale, nella quale i tipi meravigliosamente veristi di Gogol, erano il punto d’appoggio, e l’intelligenza del suo umorismo dava la misura del liberalismo o della tendenza alla reazione dei critici. Egli diede pure un potente impulso alla letteratira progressiva e d’opposizione, il cui capo divenne Belinskij. Ma Gogol rimase affatto lungi dal criticismo filosofico, sia di Belinskij, sia degli slavofili. La concezione del mondo di Gogol può essere indicata come medioevale-romantica.
I suoi concetti politici erano lontanissimi da quelli di uno Stato moderno, anche misuratamente liberale. Nella sua pungente satira, quindi, noi non possiamo scorgere un fine cosciente. Nelle sue creazioni, noi non ci troviamo di fronte a un fanatismo patriottico, come credono alcuni tedeschi scrittori di saggi, ma al fanatismo dell’ironia, dell’auto-ironia. «Di che cosa ridete? Voi ridete di voi stessi!», ci dice ogni sua linea. E Gogol rise su tutto, anche sopra se stesso. Da principio rideva così, per suo piacere, ma infine, per un malsano bisogno di sferzare se medesimo, di auto-sezione. Gogol fu entusiasta e fantastico. Per essere idealista gli mancarono i fondamenti teoretici, la