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Ognuna di queste visite dava luogo a nuove considerazioni; ma egli ritornava a casa ogni volta più felice, perchè il giorno finalmente doveva giungere che tutto sarebbe comperato, che la uniforme sarebbe pronta.
Questo grande avvenimento giunse più presto che non quaranta, non di ciquanta, ma di sessantacinque rubli. Questo degno funzionario aveva notato che il nostro amico Akaki Akakevic aveva bisogno d’un’uniforme? Oppure il nostro eroe doveva questa liberalità eccezionale a una buona fortuna?
Comunque sia, Akaki si arricchì di venti rubli. Un simile aumento nelle sue risorse doveva necessariamente affrettare il compimento della sua memorabile impresa.
Ancora due o tre mesi di fame, e Akaki avrebbe gli ottanta rubli. Il suo cuore di solito tanto calmo cominciò a battere la carica. Appena ebbe in mano l’enorme somma d’ottanta rubli, andò o trovar Petrovic e tutti e due insieme si recarono da un mercante di stoffe.
Senza esitare ne comperarono una buona quantità.
Da più d’un anno s’erano intrattenuti di questo acquisto, ne avevano discusso ogni dettaglio, e tutti i mesi avevano passato in rivista la mostra del mercante per informarsi dei prezzi. Petrovic diede alcuni colpi secchi sul panno e dichiarò che non si poteva trovar di meglio. Per fodera, presero della tela ben forte, che, a parere del sarto, era migliore della seta e aveva uno splendore incomparabile. Non comperarono martora, perchè troppa cara, ma si decisero per la più bella pelliccia di gatto che vi era nel magazzino e che poteva molto bene passar per martora.
A far quest’abito, Petrovic ebbe bisogno di quindici giorni giusti, perchè fece una innumerevole quantità di punti, senza di che sarebbe stato pronto più presto. Valutò il suo lavoro dodici rubli: non poteva chieder meno; tutto era cucito con la seta, e il sarto aveva stirate le cuciture con i denti, dei quali si vedevano ancora i segni.
Finalmente giunse l’uniforme tanto desiderata....
Non posso dire esattamente che giorno, ma fu certo il più solenne che il consigliere titolare Akaki abbia conosciuto nella sua vita.
Il sarto portò lui stesso l’uniforme, di buon mattino, prima della partenza del consigliere titolare pel suo uf-