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Ciò che attirava subito l’attenzione, avvicinandosi a lui, era l’unghia del suo pollice, un poco intaccata, ma dura e rigida come una scaglia di tartaruga. Portava al collo più matassine di filo e sulle ginocchia aveva un vestito stracciato. Da alcuni minuti s’ingegnava d’infilar l’ago senza riuscirvi. Aveva prima tempestato contro l’oscurità, poi contro il filo.
— Entrerai, alla fine, mascalzone? — gridava.
Akaki s’accorse subito ch’era giunto in un momento inopportuno. Avrebbe avuto più piacere di trovar Petrovic in uno di quegli istanti favorevoli, quando il sarto si somministrava un nuovo rinfresco o, come diceva la moglie, si concedeva una solida razione d’acquavite. Allora era facile al cliente di fargli accettare il prezzo, anzi lui spingeva ancora la compiacenza sino a inchinarglisi rispettosamente, colmandolo di ringraziamenti.
Ma spesso la moglie interveniva nei contratti, lo trattava da ubriacone, gridava e smaniava, proibendogli di accettare il lavoro a troppo vil prezzo. Allora si aggiungeva una piccola cosa e l’affare era concluso.
Per disgrazia del consigliere titolare, Petrovic non aveva ancora in quel momento toccata la bottiglia, e in tale condizione il sarto era testardo, ostinato e capace d’esigere un prezzo spaventevole.
Akaki previde il pericolo e volentieri sarebbe ritornato indietro; ma era tardi: l’occhio del sarto, il suo unico occhio, perchè era guercio, l’aveva già scorto, e Akaki Akakevic balbettò macchinalmente:
— Buon giorno, Petrovic.
— Siate il benvenuto, signore, — rispose il sarto, il cui sguardo si fermò sulla mano del consigliere titolare per scorgere ciò che teneva.
— Ero venuto... per... Vorrei...
Faremo notare qui che il timido consigliere titolare aveva per regola d’esprimere i suoi pensieri con dei principi di frasi, verbi, preposizioni, avverbi o particelle, che non formavano mai un senso continuato.
Se l’affare in questione era importante, difficile, egli non giungeva a finir la proposizione incominciata. S’imbarazzava nelle formole. Questa volta avvenne lo stesso: egli rimase senza parola.
Intanto restò in piedi, immobile, dimenticando ciò che voleva dire o credendo d’averlo già detto.