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NOVELLE | 157 |
li prenderla, ma la ribalda poco mancò non m’addentasse il naso. Vidi intanto la sua cuccia in un canto. Ah, ecco appunto quel che mi occorre! Mi avvicinai al covaccio, ne mossi la paglia nel cestone di legno, e con sommo giubilo, ne trassi un pacchettino di foglietti. Ciò vedendo, la maledetta bestiola prese a saltarmi a’ polpacci; ma poi, scorto che avevo preso le carte, pur abbaiando, parve volermi addolcire: «No, colomba, addio!» le dissi, e via, correndo fuori. Credo che la fanciulla mi abbia preso per pazzo, poichè sembrava molto spaventata. Tornato a casa, volevo subito mettermi all’opera e scorrere le lettere, poichè alla luce leggo con qualche stento; ma Mavra stava lavando il pavimento; si sa, queste balorde cukuki1 son sempre nette a proposito. E però me ne sono andato a spasso, a riflettere sulla curiosa ventura. Adesso, alla fine, conoscerò tutti i fatti, tutti i pensieri, tutte le fila, e strigherò la matassa. Queste lettere sveleranno l’arcano. I cani son di natura intelligenti: san tutte le relazioni politiche; e così tutto si troverà là: il ritratto e gli eventi di quell’uomo. Troverò anche lì qualcosa su colei... Basta! Silenzio! Son ritornato in casa a sera, e son rimasto a letto la maggior parte del mio tempo.
13 novembre
Orsù, vediamo! Esaminiamo! Una lettera abbastanza leggibile, se pur nella scrittura è qualcosa di canino. Leggiamo da cima a fondo.
«Cara Fedele! Non posso proprio abituarmi a codesto tuo nome borghese! Come se non si trovasse di meglio! Fedele, Rosa... che, brutto gusto! Ma lasciamo questo da parte. Io son felicissima di aver pensato di scriverci a vicenda».
La lettera è scritta correttissimamente. La punteggiatura, e sin la lettera iati2, sono al posto loro. No; il nostro capo-sezione non scrive così, sebbene dica di avere studiato in una università. Vediamo più giù.
«Mi sembra che il comunicare ad altro pensieri, sentimenti, impressioni, sia uno de’ maggiori piaceri di questo