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NOVELLE 117


Egli ha già traversato molti monti; è salito sul Krivan. Non è montagna più alta su i Karpati: come uno zar, si leva sulle altre; il cavallo ivi si ferma; si ferma il cavaliere, e si sprofonda sempre più nel sonno: le nuvole, abbassandosi, ce lo nascondono.


XIII.

— Più piano, baba! Non far tanto chiasso; il mio bambino si è addormentato. Ha gridato a lungo il mio figliuolino; ora, dorme. Ora, io voglio andar nella foresta, baba. Ma, perchè mi guardi così? Tu mi fai paura: dagli occhi ti escono tenaglie di ferro... oh, come sono lunghe! e luccicano come foco. Tu sei certamente una vedma1. Oh, se tu sei davvero una vedma, allora, via di qui! Tu spaventi mio figlio. Quanto è stupido codesto essaul, che crede io stia contenta a Kiev! No, mio marito è già qui, e mio figlio; chi baderà dunque alla casa? Io son venuta via adagino adagino, così che non mi hanno inteso nè cane nè gatto... Vuoi, baba, far la giovinetta? Non è difficile. Basta ballare... Ve’, come ballo io...

E fra queste strane parole, Caterina si dette a ballare, guardando in ogni canto con aria smarrita, e piantandosi le mani a’ fianchi.

Batteva i piedi, gettando grida; gli ornamenti d’argento tintinnavano senza cadenza o misura; sul suo collo bianco si torcevano i riccioli neri non intrecciati. Come un uccello, senza fermarsi, volava, battendo le mani e dondolando il capo, e pareva stesse, col mancar delle forze, sul punto di piombar per terra o di perdere i sensi.

La vecchia balia se ne stava là, triste; e quelle rughe del viso eran piene di lacrime; pesava profondo il dolore sul cuore de’ suoi fedeli nel guardare la loro pania... Lei si indeboliva affatto, e non muoveva più lentamente i piedi sullo stesso punto, credendo di danzare la gorliza2.

— Ho una corona, giovinotti — disse alla fine, fermandosi, — e voi non ne avete. Dov’è mio marito? — gridò d’un tratto, traendo dalla cintura un pugnale turco. — Oh, non è un coltello, come quel che bisogna!

  1. Vecchia strega.
  2. Specie di ballo.