Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/110

108 GOGOL


— Se avessi osato, allora tu non saresti più mia moglie. Ti cucirei in un sacco e ti getterei nel bel mezzo del Dnepr.

Caterina si sentì girar la testa e le si rizzaron i capelli dallo spavento.


VIII

In una taverna, su di una strada della frontiera, i Liakhi sono riuniti e si danno bel tempo da due giorni; son molti e vengon certo per qualche scorreria; alcuni sono armati di moschetto; tintinnano gli speroni, cozzano le sciabole. I pannij si divertono e ciarlano; raccontano gesta che non sono mai avvenute; si piglian gioco degli ortodossi, chiaman servo il popolo d’Ukraina, e in aria terribile si arricciano i baffi; poi, gravemente, a testa piena si stendon sulle panche. Fra di loro è un prete cristiano; beve e gavazza con tutti, e tiene con accento d’empietà discorsi vergognosi.

E i valletti non la cedono a’ padroni; si son rimboccate le maniche a’ laceri gabbani e fanno i bravacci, come se fossero arnesi da bene; giuocano a carte, occultandosele coi naso; si contendono femmine straniere; e via, grida e tafferugli!

I panij van sulle furie, e rovescian le tavole; afferran per la barba un ebreo e gli disegnano una croce in fronte; tirano una scarica a voto su povere vecchie e ballano la krakoviak1 con quel prete ribaldo. La terra russa non ha veduto simili scandali dal tempo de’ tatari; si vede che Dio permette tante nequizie appunto per punirla.

Fra il tumultuare di tutti, si ode parlar della terra di oltre Dnepr, del pan Danilo, della bellezza di sua moglie...

Certo, non per una buona causa si è raccolta simile bordaglia.


IX

Il pan Danilo è seduto innanzi alla tavola, nella sua stanza; si poggia sul gomito e pensa. La pania Caterina è seduta sulla stufa e canta una canzone.

  1. Quadriglia polacca.