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mero che gli tocca, e s’ha da andare come una palla da schioppo: chi esita o falla, si piglia un ceffone.» — Avessi visto, amico mio, che graziosa commedia! Ella cominciò a camminare in giro, colla mano levata e pronta. «Uno!» — E il vicino «due!» e l’altro «tre!» — e via di seguito. Poi il numerare si fece di più in più rapido, finchè uno sbagliò — allora paffete! una ceffatina! e gli altri a ridere — e, nel ridere, nuovi falli e però nuove busse.

In mezzo allo spasso toccarono a me pure due ganascioni, e mi parve d’accorgermi, con infinito piacere, ch’ei fossero più sonori che la non solea distribuire agli altri. Una risata e un tafferuglio universale posero termine al trastullo, prima che si finisse di contare il numero prestabilito. Si fe-