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che bruscolo pel capo, ed io corro al mio cembalo, e così tutto scordato com’è, suono alla meglio una contraddanza, mi rifò subito di buon umore.»

Oh come, ascoltandola, io mi deliziava in quei begli occhi neri! come quelle labbra, piene del soffio della vita, e quelle gote freschissime e vivaci, m’affascinavano l’anima! come l’intimo senso, la splendida verità d’ogni suo detto, mi riecheggiava nel profondo del cuore, sì che quasi rapito in altri cieli io sovente udiva la sua voce e sentiva, ad una ad una, tutte le immagini dentro di me, senza pur discernere le parole con cui quelle immagini mi s’insinuavano nel pensiero! — Tu mi conosci, o Guglielmo, e non durerai fatica a comprendermi. — Infine, amico,