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donò, ed io sfogai il bisogno di dir tutto intero l’animo mio. Nè fu se non dopo alcuna pezza, allorchè Carlotta avea rivolto agli altri il suo dire, ch’io m’avvidi com’ei si fossero rimasti, tutto quel tempo, ad occhi spalancati, quasi avessero vissuto in un altro mondo. La cugina mi sogguardò più volte in modo ironico, ma io feci come se nulla fosse.

E ora il discorso venne a cadere sui piaceri della danza. «Se questa passione è un difetto — prese a dire Carlotta — io confesso di buon grado che non ho cosa al mondo che più mi sia cara della danza; e quando mi passa qual-

    lodi di Carlotta, debbono esserne avvertiti dal loro cuore, nel leggere questo passo della lettera. Gli altri non hanno bisogno di sapere che il passo esista. (Nota dell’editore tedesco.)