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manine in alto, prima che gli toccasse la porzione; e se n’andava poscia, tutto contento, colla merenda in mano, incamminandosi chetamente, o a saltelloni, a seconda del carattere suo, verso la porta del cortile, per vedere i forestieri e la carrozza, in cui doveva assidersi la loro Carlotta.
«Mi perdoni — diss’ella — s’io le ho data la pena di salire le scale e ho fatto aspettare quelle signore. Le cure del vestirmi e i mille domestici affarucci, che m’è toccato di spicciare durante la mia assenza, m’hanno fatto obliare di distribuire la merenda a’ miei figliuoletti, ed essi non soffrono che altri al mondo faccia loro le parti fuori di me.» — Balbettai un complimento insignificante: l’anima mia era tutta piena della