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468 una coda non necessaria,

gendo per una delle molte vie, che ci si spianano dinanzi, a quella guisa che si ricorre all’oppio o all’haschich, per procacciarci il sonno — o ci lasciamo amministrare l’etere, il cloroformio, od altro rimedio qualunque d’anestesiaca potenza, per sottrarci al dolore d’una operazione chirurgica.

Il dolore quaggiù — il dolore della materia e quello dello spirito — si rivela così generale tra gli uomini, che è più insensato che sagace il non indurne la conseguenza che il soffrire è una delle condizioni, una delle supreme leggi, imposte dalla Divinità alla nostra esistenza terrena.

Rimontiamo a più alte considerazioni.

Poniamo, per un momento, che la materia e lo spirito, il finito e l’infinito, sieno modificazioni d’un identico e solo principio, all’incirca come i fisici dicono essere l’elettricità, la luce, il magnetismo e il calorico. Poniamo