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ma non forse inutile. 405

Il mio spirito — se morrà con me, si modificherà con me nella massa immensa delle cose: e s’egli è immortale, la sua essenza rimarrà il lesa. — Oh, a che più lusingo la mia ragione? Non odo la solenne voce della natura? Io ti feci nascere, perchè anelando alla tua felicità, cospirassi alla felicità universale; e quindi per istinto ti diedi l’amor della vita e l’orror della morte. Ma se la piena del dolore vince l’istinto, che altro puoi tu fare se non correre verso le vie che io ti spiano per fuggir da’ tuoi mali? Quale riconoscenza più t’obbliga meco, se la vita ch’io ti diedi, per beneficio, ti si è convertita in dolore?»

Tralasciamo, siccome cosa superflua, di tornare sulle massime di questa lettera, che Ortis ha comuni con Werther e coll’amante di Giulia, perocchè già le abbiamo confutate.

Nascere, vivere e morire non sono

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