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464 una coda non necessaria,

glio analizzarla. Avvertiamo solo che il Dio dell’Ortis, qui, è la Natura; a cui pare ch’ei conferisca eguali attribuzioni ed egual potere che a Dio.

«Nè io credo di ribellarmi da te — egli esclama, indirizzandosi alla Natura — nè io credo di ribellarmi da te, fuggendo la vita. La vita e la morte sono del pari tue leggi: anzi una strada tu concedi al nascere, mille al morire. Se non ci imputi la infermità che ne uccide, vorrai forse imputarne le passioni, che hanno gli stessi effetti e la stessa sorgente, perchè derivano da te, nè potrebbero opprimerci se da te non avessero ricevuto la forza? Nè tu hai prefisso una età certa per tutti. Gli uomini denno nascere, vivere, morire: ecco le tue leggi: che rileva il tempo e il modo? — Nulla io sottraggo di ciò che mi hai dato. Il mio corpo, questa infinitesima parte, ti starà sempre congiunta sotto altre forme.