non ero, da che io era tutto ciò ch’io poteva essere. O mio Dio! v'era forse una sola potenza dell’anima mia che si rimanesse inerte? Non avevo io la gioia di poter versare dinanzi a lei tutta l’onda di quel maraviglioso sentimento, che mi fa abbracciare come in un solo amplesso tutta la natura? Non erano i nostri colloquii un perpetuo intreccio di delicati affetti e d’arguti scherzi, che dalla leggera beffa al motteggio serbavano in tutte le gradazioni loro l’impronta irrecusabile del genio? — Ed ora! — Ah! ella m’ha preceduto nel sepolcro, perchè s’era affrettata a precedermi nella vita. Io non la scorderò più, non scorderò fin ch’io viva quel suo forte sentire e quella sua celeste virtù della tolleranza.