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432 una coda non necessaria,

lenti di non aver potuto restituire allo Autore la sua veste di gala. — Eccolo:

«Essere, non essere: ecco il problema!
Se nella mente sia più nobil cosa
Patire il dardo e l’acuta puntura
Della Fortuna insultatrice, o il ferro
Sollevar contro al turbine de’ mali,
E sbarbicarli alfin. — Morir — dormire:
Null’altro. E dir che la febbre del core,
E i mille strazii della carne, è tal sfacelo,
Cui poco è ogni desio, — Morir — dormire:
Dormir! forse sognar: terribil dubbio!
Perchè, nel sonno della morte, i sogni,
Qual ch’ei pur sien, deposto il mortal saio,
Pace dovrien recar. — Terribil dubbio,
Che fa sì lunga del soffrir la vita!
Perocchè chi vorria durar del tempo
La beffa e le iatture, e la catena
Dell’oppressore, e del superbo il motto;
Chi le torture di reietto amore,
Gl’indugi della legge, le burbanze
Del magistrato, e l’invida pressura
Che fa al merto provar l’uomo del nulla,
Se a sè medesmo la requie anelata
Potesse dar con un sol guizzo? Un tanto
Fardel di guai chi sostener vorria.
Stascicando la noia della vita
Nella bestemmia e nel sudor, se un senso