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428 | werther. |
e s’era agitato convulsamente intorno alla seggiola. Giacea sul dorso, contro alla finestra; era vestito intieramente, cogli stivali, coll’abito turchino, col panciotto giallo.
Tutta la casa e il vicinato e la città furono sossopra. Alberto pose il piede nella stanza. Aveano trasportato Werther sul suo letto, e fasciatane la fronte: la sua faccia parea d’un cadavere: non una fibra che si movesse. Il polmone continuava il suo rantolo terribile, ora debole, ora più gagliardo: s’aspettava, di minuto in minuto, la sua morte.
Del vino non aveva assaggiato che un bicchiere. L’Emilia Gallotti1 vedevasi aperta sulla scrivania.