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422 | werther. |
conferire tanto calore e tanta forza a questi supremi istanti.
Io m’affaccio alla finestra, o mia migliore amica! e scerno ancora alcune rade stelle, per mezzo alle nuvole tempestose, che si accavallano e fuggono pei cieli. No, voi non cadrete, o stelle! L’Eterno vigila su di voi — e su me. Veggo la costellazione dell’Orsa, che mi è la più cara tra gli astri. Quand’io mi partiva, la notte, da te, io la vedeva sempre accennarmi dall’alto. Con quale ebbrezza non l’ho io salutata sovente! Ed ho alzato più volte le mani verso di lei, come a testimonio sacro ed eterno della mia felicità.
E veggo anche... O Carlotta, che cosa non mi fa risovvenire di te? Non sei tu in tutto ciò che mi circonda? E non t’ho io carpito,