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406 | werther. |
parola, non allungare ad un saluto la mano? Quella notte io mi sono inginocchiato davanti ad essi: mi parve che in essi fosse tutto l’amor tuo. Ma ohimè! quella cara impressione svaniva, come svanisce, a poco a poco, nell’anima del credente, il sentimento della grazia divina, che pur gli era amministrata con tanta pienezza, in mezzo ai simboli d’un sacro rito!
Ogni cosa passa quaggiù; ma tutta un’eternità non potrebbe estinguere la fiamma di quella vita ch’io ho succhiata ieri sulle tue labbra, e or che ti scrivo, m’allaga deliziosamente ogni fibra. — Ella mi ama! Queste mie braccia l’hanno serrata sull’ansante petto: queste labbra hanno palpitato sulle sue: questa bocca è ancor dolce di quell’etereo tremito! Ella è mia: