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morte? — Vedi, Carlotta, noi non facciamo che sognare, allorquando parliamo della morte. Ho veduto morire più d’un uomo; ma l’umanità nostra è così circoscritta, che essa non ha senso per ciò che noi chiamiamo il principio e la fine della nostra esistenza. — Ora io appartengo a me stesso: che? io sono tuo, tutto tuo, o amata donna: e domani? — di qui a un momento? Separati, divisi un dall’altro! — e forse eternamente! — No, Carlotta, no. Io non mi dissolverò nel nulla — nè tu pure, o Carlotta. Come si sciorrebbe nel nulla ciò che esiste? — il nulla! ecco un’altra parola, scarna di senso — vacua — indicifrabile — muta al mio cuore. — Morto, o Carlotta! là, rincantucciato tra poche zolle oscure e fredde. — Ho avuto in altri tempi una