l’anima dell’infelice Werther. Disperato, trafelante, ei si gittò ai piedi di Carlotta, afferrò le sue mani e se le accostò con veemenza agli occhi e alla fronte, come cercasse un ristoro all’interna arsura. In quel momento balenò a Carlotta l’idea del suo funesto disegno. Le si confusero i sensi; strinse le mani di Werther, le premè al suo seno, e chinandosi su di lui in malinconico abbandono, le loro guancie di fiamma vennero inconsciamente a sfiorarsi. Il mondo scomparve innanzi ad essi. Egli intrecciò le sue braccia intorno alla gentile persona, la strinse al petto, e in voluttuoso delirio colmò quelle pudiche labbra tremanti, su cui parea fermarsi incerta la parola, di mille focosissimi baci. — «Werther! —