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388 | werther. |
piangi. Ma tuo figlio non t’ode. Profondo è il sonno de’ morti, basso il loro guanciale di polve. Ei non ascolterà più la tua voce, non si desterà più dal sonno alla tua chiamata. Oh! quando spunterà l’aurora sui sepolcri, a risuscitare il dormiente?
Addio, o fortissimo tra gli uomini, addio, vincitore sul campo! Ma il campo della tua gloria non ti rivedrà più mai; l’opaca selva non si rischiarerà più del lampo del tuo ferro. Tu non hai figli quaggiù, ma il tuo canto farà perenne il tuo nome; i tempi udranno di te, udranno del caduto Morar.
Alto era il lutto degli eroi; altissimo il singulto d’Arminio. Gli sovvenne la morte del figlio suo, spento ne’ giorni della giovinezza. Carmor sedea presso l’eroe, il prin-