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werther. | 373 |
gno, a cui nulla avea mai dato sì gran pensiero ch’ella non avesse saputo estricarsene, provava un sentimento affatto nuovo, l’oppressiva tristezza di chi si vede precluso ogni adito alla felicità: il suo cuore era gonfio, un’oscura nebbia le annuvolava lo sguardo.
Eran forse le sei e mezzo, quand’ella udì i passi di Werther, che saliva le scale, e intese la sua voce domandare di lei. Il suo cuore palpitava fortemente a quella venuta, e quasi possiamo avventurarci a dire ch’era la prima volta. Suo istantaneo pensiero era stato di non riceverlo, facendogli annunziare ch’ella era uscita: però egli non ebbe sì tosto messo il piede nella stanza, che lo rimbrottò, tutta confusa, dell’aver egli mancato alla parola; e avendo