della sua vita, non sa dolcezza maggiore che d’intrattenersi con te. Ho passato una notte orribile — ma notte benefica, ad un tempo, da che m’ha riconfortato nel mio proposito e l’ha assodato. Sì, morrò. — Iersera, quand’io mi sono staccato da te, in quel terribile tumulto di tutti i miei sensi; e il mio cuore sanguinava; e un gelo mortale m’invase le fibre, al pensiero d’una esistenza, ch’io trascinerei, deserta di speranza e di gioia, vicino a te, ebbi appena toccata la mia stanza che m’atterrai davanti a Dio — e Dio mi concesse un ultimo refrigerio d’amarissime lagrime. Mille disegni, mille concetti mi corsero tenzonando per l’anima; finchè quest’ultimo pensiero si rimase fermo, irrevocabile, solo: Io morirò! — E mi sono