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dì vegnente, finchè non fosse chiamato.

Il lunedì mattina, ventun decembre, scrisse la lettera seguente a Carlotta, che si rinvenne suggellata, dopo la sua morte, sullo scrittoio, e fu ricapitata all’indirizzo. Sgorgò dalla sua penna, a frammenti, per quanto si può desumere dalle circostanze, e noi la inseriamo tal quale.


Ormai è deciso, o Carlotta: morrò. Te lo scrivo senza romanzesche esagerazioni: scrivo con tutta calma, la mattina di quel giorno medesimo, in cui ti rivedrò l’ultima volta! Allorquando, o mia dilettissima, tu leggerai queste linee, la fredda bara coprirà le membra irrigidite dell’irrequieto infelice, il quale, negli ultimi istanti