Pagina:Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu/354

348 werther.

misi sull’anima, come il sogno che mènte al prigioniero le gregge e i verdi pascoli e i pomposi onori del mondo. — Ero ammutolito, impietrato. Nè mi vergogno, o Guglielmo, perocchè sento in me il coraggio di morire. E forse avrei... che giova? — Ora mi sto qui come una vecchiarella, che va raccattando le stipe lungo la siepe dei campi, e il pane alle porte del ricco, per prolungare di qualche minuto la sua derelitta esistenza.


14 dicembre.

Perchè m’atterrisco io di me stesso, o Guglielmo? E non è forse il mio amore per lei un affetto sacro, purissimo, fraterno? Ho io mai covato nel mio cuore un solo desiderio, che potesse dirsi colpevole? — Ah! non giuriamo — non m’at-