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werther. | 347 |
dato, o Guglielmo, il beneficio e l’orgoglio d’esser uomo, per la podestà di squarciare come un buffo di vento le nuvole, e scombuiare i flutti! — Che! e non sorriderà, un dì, questa gioia all’inceppato Prometeo?
E com’io guatava malinconicamente dall’alto il caro luogo, dove m’era giaciuto vicino a Carlotta, sotto un tiglio ospitale, riposandomi dagli ardori del sole, dopo una geniale passeggiata — e lo vidi inondato — e appena appena riconobbi il salice, chi può dirti il mio cuore, o Guglielmo? Ah! e i suoi prati — pensai — e i siti intorno al suo casino da caccia! e la nostra pergola familiare, chi sa come arruffata, malconcia dall’imperversare del torrente! E un blando raggio del passato venne a posar-