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coloro, che il mondo credeva posseduti da un malefico genio. E’ pare che talvolta il maligno mi segga alla strozza — e non è amarezza nè ansietà, ma sì un interno infuriare di elementi che minacciano di squarciarmi il petto. E allora mi caccio in mezzo alle macchie e ai dirupi, e vo ramingando tra le notturne scene spaventose di questa misantropica stagione.

Iersera m’è toccato uscire. S’era messo all’improvviso a dighiacciare, e m’aveano detto il fiume esalveato, gonfi i ruscelli, e da Wahlheim in giù tutta la mia diletta valle allagata! Erano le undici, quand’io corsi fuori. Quale orribile spettacolo, amico! Dai balzi della rupe precipitavansi, nel dubbio, alterno chiarore della luna, i romorosi fiotti, scavalcando le siepi, disten-