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vasi d’aver guasti i termini, in cui vivevano tra essi i due sposi, e ne rampognava amaramente sè stesso, non senza mescere alle rampogne un segreto sdegno verso il marito.

Le sue idee caddero, per via, su questo:


«Sì, sì — diceva egli tra sè con un moto di rabbia — ecco il dolce, tenero, amorevole consorzio! la pacata, durevole fedeltà! Stanchezza e indifferenza, non altro. Forse che il più meschino, il più gretto degli affarucci non gli sta a cuore più della sua diletta, della sua amabile consorte? Sa egli pesare la sua fortuna? sa egli onorare quella donna quant’ella merita? Egli l’ha... lasciamo stare. Io lo so, come so altre cose, e