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che, palesata, gli valse il suo rinvio, l’ha dissennato. Or giudica tu, da queste poche aride parole, che cosa sentisse il mio misero cuore, all’udirmi narrare da Alberto la storia con quel contegno placidissimo con cui forse tu stesso la leggerai!


4 dicembre.

Guglielmo, non ne posso più: — è finita: l’anima non regge a questo strazio d’ogni giorno, d’ogni ora, d’ogni minuto.

Oggi sono stato da lei: era assisa al cembalo: il fremito delle corde, le arie, la sua magica voce... Guglielmo! Guglielmo! — Una delle sorelline stava acconciandosi la sua

    saputo resistere alla tentazione di farmi ribelle al tuo comando, col ritornare a te innanzi che la tua voce mi chiamasse. Ora sono contento d’avere aspettato: ora sono veramente felice.» (Nota del traduttore.)