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318 | werther. |
di Carlotta, e una passione ch’egli alimentava in segreto per lei, e
coperta in diaspri e di nevi. Or vedi! dopo quelle spine, al di là di quelle balze ghiacciate, se tu, risolutamente procedendo, le superavi entrambe, ti attendevano i rivi, ti attendevano le placide ombre e i fiori. Ma tu non hai avuto la pazienza, il coraggio d’incidere; non la fermezza di proseguire; non la fede che stenebra la caligine delle segrete al prigioniero, e allieta di imperiture speranze il volto del martire moribondo. — Non le tue facoltà hanno mancato a te, ma tu sei venuto meno ad esse. Come ingrossa il muscolo esercitato, tal sarebbero cresciute, nella lotta perseverante, le tue forze morali. Invece di sconfortarti alle prime difficoltà, di impallidire ai primi conati, non era più forte cosa e più bella seguitar la tua vita, e tornare un giorno al padre tuo col sereno motto: Padre, ho combattuto, ho vinto; ora soltanto mi sento meritevole della gioia di sedere al tuo fianco, nella mia terra natale, poichè ho lungamente, ma virilmente patito fuori di essa, lontano da te, dove indarno ho cercato al sole l’allegro raggio della mia costiera, dove indarno ho cercato ai miei compagni di viaggio il mite conforto del tuo sorriso a temperare le fatiche del penoso cammino: ora soltanto sono degno di te, poichè ho