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316 | werther. |
di continuare la via secondo il tuo volere. Il mondo è da per tutto lo stesso, o padre; da per tutto lavoro e fatica, mercede e conforto; ma io non ho conforto che d’esserti vicino, sdegno la mercede di ciò che non ho compiuto al tuo cospetto: solo al tuo cospetto m’è caro di patire e d’allegrarmi.»
Padre del cielo! e l’amor tuo scaccerebbe da te questo figliuolo, che riede gioioso a respirare le aure della sua terra natale, solo perchè riede senza aspettare il tuo cenno!1
- ↑ A codesto mal avvisato figliuolo potrebbe dal padre rispondersi così: — «Senti, figliuolo mio, quando io m’indussi a mandarti fuori pel mondo, tutte le tue facoltà d’uomo erano pervenute a maturanza; sano il tuo cuore, intiera la mente, la potenza dell’arbitrio, disimpacciata, libera: tutto, insomma, mi lasciava augurar bene di te. Io non aveva prestabilito alcun termine alla