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werther. | 315 |
d’una radice, nel fervido umore della vite, una tacita fede in quell’essere divino, che infondeva un’occulta potenza, corroborante e salvatrice, in tutte le cose che ci stanno dintorno?
O Padre, ch’io non conosco; tu, che solevi riempire un giorno tutta l’anima mia, e ora hai rimosso da me la tua faccia, richiama, o Padre, questa tua carne a te! non serbare più a lungo il tuo silenzio! l’anima assetata è stanca del suo carcere affannoso.
Guglielmo, amico mio, e credi tu che un uomo, un padre, potria adirarsi, se impensatamente gli tornasse il figliuolo, e, gittatosegli tra le braccia, gli dicesse piangendo: «O padre, non mi garrire s’io ho interrotto il mio pellegrinaggio, da che non ho avuto le forze