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werther.
 


Ah! — diss’io, fra me stesso, incamminandomi verso la città — tu eri adunque felice; tu eri sano ed allegro come un pesce, quand’eri al manicomio! — Dio del cielo! ed hai tu imposto all’uomo questo destino ch’ei non sia felice, se non prima di pervenire alla ragione, o dopo ch’egli l’ha smarrita? Infelice! ed io invidio le nebbie della tua mente, il velo de’ tuoi sensi, che pur ti cullano in una beata illusione: ed esci, pieno di speranze, nel verno, a cercar fiori per la tua regina, e ti crucci, in buona fede, di non rinvenire nei campi e tra le balze montane; e non ti par vero che la tua fatica sia vana, mentr’io m’aggiro, senza speranza alcuna, e senza ragionevole intento, e torno a casa com’io ne sono uscito. Tu pensi a quello