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werther. | 311 |
d’imperatori. Egli era una creature d’indole buona e tranquilla, aveva una bella scrittura, e m’aiutava a sostentarmi; tutto ad un tratto comincia a farsi pensieroso, meditabondo, una febbre ardente l’assale, e dà in furori. Ora ella vede com’è. S’io le dovessi raccontare...» — Io la interruppi, chiedendole a qual tempo intendesse egli alludere quando parlava di giorni felici e lieti. — «Il tempo ch’egli passò nel manicomio» — diss’ella con un sorriso di compassione — «è il solo tempo ch’egli esalta, lo sventurato! e non avea conoscenza allora d’alcuna cosa!»
Quella singolare circostanza mi colpì come folgore: diedi alla donna una moneta, e m’allontanai a precipizio.