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298 | werther. |
tempi, ch’io lamento perduti, non mi facevano beato d’illusioni, se non perchè io aspettava, riposato e paziente, i suoi beneficii, e il mio cuore gli era riconoscentissimo della gioia ch’Egli mi stillava nel seno.
8 novembre.
Guglielmo, l’amico tuo s’è dato al bere. Ed ella m’ha sgridato della mia intemperanza, con tanta amorevolezza, o Guglielmo! «Non vi lasciate andare a questo vizio: — m’ha ella detto: pensate a Carlotta, quando la tentazione v’assale.» — «Pensare? risposi: e voi credete che mi bisogni un vostro comando per farlo? Io penso, ...o piuttosto, non penso a voi, perchè voi siete sempre presente all’anima mia.»
Oggi io sedeva nel luogo dov’essi