mi! e viene il mattino, apro gli occhi, riveggo il sole — e mi sento infelicissimo. Vorrei poter pigliarmela col tempo, con una persona qualunque, rovesciar la colpa del mio stato su d’una impresa andata a vuoto; parmi che allora questo increscioso fardello, che mi grava insoffribilmente le spalle, mi si allevierebbe in parte. Ma non so essere bisbetico, umoroso. Pur troppo, amico, la colpa è mia, mia tutta! — Colpa? forse fatalità. Insomma, la fonte della mia miseria è dentro di me, com’era una volta la fonte della mia felicità, della mia gioia. E non son io, per avventura, quel desso ancora, a cui un giorno sorrideva, ad ogni passo, un paradiso? a cui, nella pienezza delle sue facoltà, batteva in petto un cuore, capace d’abbracciare tutto