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werther. | 255 |
rivivere a quei giorni, di starmene ancora a riguardar dalla riva il fiume, e seguitarne col pensiero il corso, architettando mille castelli su pe’ nugoli, a indovinare i siti, per mezzo ai quali s’inoltrava, finchè di fantasia in fantasia l’immaginazione smarrivasi in grembo a una nebulosa lontananza.
Come circoscritti nelle loro idee, ma come avventurati, o amico, i nostri venerandi antichi progenitori! Fanciullescamente schietto era il loro sentire, il poetare della loro vergine musa! Allorchè Ulisse parla dell’immenso mare, e della terra interminata, il suo verso è sì vero, sì sentito, sì umano, e pur sì grandioso e sì facondo! Che mai mi giova ripetere oggidì, con ogni bimbo di scuola, che la terra è rotonda, e saperne, in questo,