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prefazione. 19

Più dolce ancora il rincontrarsi ancora,
E pochi istanti risarcir molti anni;
Se non che insidia al limitar l’addio.
Or tu, amico, patetico sorridi,
Qual ti convien: lugubre il tuo destino,
Cantammo il fero Val che ti diè fama.
A bene e mal tu ci lasciavi in terra,
E l’insecura labirintea via
Delle passioni a sè ne trasse, e avvolse
Vorticosa nel duolo: e finalmente
Ci separammo. Ah, il separarsi è morte!
Come pietosa al cor suona la nota,
Quando a fuggir di quella morte il dardo
Canta il poeta! Negli strazii affranto,
Ch’ei meritava in parte, un Dio gli assenta
Dir la storia del suo lungo dolore.1


  1. Pare che l’Autore in questi versi alluda alla donna adombrata nella Carlotta del romanzo, la signora Kestner, ch’egli in tarda età rivide, e che di pochi anni lo precesse nella pace del sepolcro; ed a quel giovane Jerusalem, identificato nel protagonista, che fu amico del grande poeta, e si uccise il 30 settembre 1772, nel luogo stesso ove vivea la Carlotta — a Wetzlar, nella Prussia renana — con circostanze poco dissimili da quelle narrate in queste lettere. (Nota del traduttore italiano.)