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da ultimo, il conte stesso venne diritto a me, e mi trasse nel vano d’una finestra. «Ella sa — prese egli a dirmi — le strane condizioni, in cui qui si vive: la società è scontenta, a quanto veggo, che Ella sia tra noi...» — «Le pare, Eccellenza! — io l’interruppi — Ella ha ragione, la scusi; avrei dovuto pensarci prima, e già mi era venuta, a dir vero, l’ispirazione d’uscirmene, ma un genio malefico m’ha soffermato.» — Proferii quest’ultime parole sorridendo, e m’inchinai: il conte mi diè una stretta di mano, ch’era più eloquente d’ogni discorso. Io allora, pian piano, sgusciando tra uomo e uomo, diedi le spalle all’illustre assemblea, scesi le scale, feci accostare una vettura, e corsi a M*** per veder dai poggi il sole discen-