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werther. | 235 |
l’altre mie carte. Ora voi siete l’uno dell’altra — e l’effigie mi è tuttavia dinanzi! — e vi rimarrà: perchè no? E non so io forse che il mio spirito è con voi, ch’io m’ho ancora un posto nel cuore di lei, senza pregiudicare in nulla i tuoi diritti, la tua felicità? Quel posticciuolo — il secondo, Alberto — io voglio e debbo serbarlo. Impazzirei s’ella potesse obliare... Alberto, in questo pensiero è tutto un inferno. — Addio, Alberto. — Addio, angiolo del cielo! Addio, Carlotta!
15 marzo.
Ho avuto un dissapore che mi caccerà di qui. Digrigno i denti dal furore. E, perdio! non c’è via da ripararvi. E siete voi tutti che ne avete colpa; voi che m’avete messo il tribolo ai fianchi, perch’io m’ac-