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io era già lì lì per chiedere le mie dimissioni, allorchè una lettera privata di quel signore1 mi rattenne. Era una lettera, davanti a cui avrei voluto prostrarmi per adorare la magnanimità, la cortesia e la saviezza di chi l’avea dettata. Rimproverava la mia soverchia sensibilità, le mie propensioni a esagerare l’idea dell’operosità, e mettere un indebito calore nella pratica degli affari: diceva che le erano bensì testimonianze di fervido animo giovenile, nè pretendeva che a siffatte qualità io rinunciassi intieramente; ma pure ch’io le tem-

  1. Si è espunta dalla presente raccolta la lettera, a cui questo passo allude, e l’altra, di cui si fa menzione più innanzi, per la deferenza dovuta a sì rispettabile personaggio, persuasi, come siamo, che la gratitudine dei lettori ci scuserà dell’arbitrio. (Nota dell’editore tedesco.)